Biotecnologie
I Dispositivi di Biorisonanza: un Nuovo Modo di Prendersi Cura della Salute

La salute è una delle cose più importanti nella vita di ognuno di noi. Tuttavia, con lo stile di vita frenetico che conduciamo, spesso non riusciamo a prenderci cura di noi stessi come vorremmo. Ecco dove entrano in gioco i dispositivi di biorisonanza. Questi dispositivi innovativi utilizzano tecnologie avanzate per aiutare il corpo a rigenerarsi, aumentare l’energia e migliorare la salute in modo naturale.

I dispositivi di biorisonanza funzionano inviando segnali elettromagnetici a livello cellulare, che aiutano a equilibrare e a riequilibrare le funzioni del corpo. Questi segnali sono specificamente progettati per risuonare con le frequenze naturali del corpo, aiutando così a ridurre lo stress, aumentare la vitalità e migliorare la salute in generale.

Una Soluzione per la Vita Moderna

La vita moderna è piena di fonti di stress, come il lavoro, la famiglia e le relazioni. Questo stress può portare a una serie di problemi di salute, come la depressione, l’ansia e la fatica. I dispositivi di biorisonanza possono aiutare a ridurre lo stress e a migliorare la salute in generale. Inoltre, questi dispositivi sono facili da usare e possono essere utilizzati ovunque, anche durante il lavoro o durante lo sport.

Benefici per Sportivi e Anziani

Gli sportivi possono trarre vantaggio dall’utilizzo dei dispositivi di biorisonanza per aumentare la loro performance sportiva. Questi dispositivi possono aiutare a ridurre il rischio di infortuni e aumentare la velocità di recupero dopo l’allenamento. Inoltre, gli anziani possono trarre grandi benefici dall’utilizzo dei dispositivi di biorisonanza, come la preservazione della mobilità, l’aumento dell’energia e la forza e il supporto per la salute in generale.

Un Supporto per il Benessere Generale

I dispositivi di biorisonanza sono una soluzione ideale per chi cerca un modo naturale per migliorare la propria salute e benessere. Questi dispositivi possono aiutare a contrastare gli effetti negativi dell’elettrosmog, favorire la riduzione dello stress, aiutare il rilassamento e fornire una vitalità complessiva ottimale.

Puoi acquistare i nostri dispositivi nel nostro negozio on line

Se invece vuoi avere maggiori informazioni in merito al loro utilizzo ti preghiamo di visitare il sito del Gruppo iPanacea – Sito ufficiale : https://ipanacea.it/

Alimentazione
Test Intolleranze Ipersensibilità Alimentari

FOOD DETECTIVE™

Food Detective™ è un test  per le intolleranze alimentari, che rileva le
intolleranze a 46 diversi cibi. Per svolgere il test è sufficiente prelevare una piccola
quantità di sangue attraverso il pungidito, per individuare le eventuali intolleranze
attraverso la comparsa di uno o più puntini blu sul supporto; facendo riferimento all’elenco degli alimenti sarà possibile individuare ogni alimento al quale si potrebbe essere intolleranti.

Test Intolleranze Alimentari (IN STUDIO)
+ Restituzione Esito Test Professionale Alimentare

Scegli la sede più comoda per te:

  • iPanacea – ARESE –
    via A. De Gasperi 10
  • Riekuilibrium – MILANO –
    via Monte Rosa 15
  • Riekuilibrium – SENNA COMASCO –
     via Roma 21
  • Riekuilibrium  – MONZA –
    via San Gottardo 84
  • iPanacea – BRESCIA –
    Via Fontane 3
  • iPanacea – ROMA –
    Via A. Baldovinetti , 83 

€119 – anziché € 200

 

Test RAPIDO, risultati in 40 minuti 🕐✅ Esito immediatamente disponibile e restituito dal Professionista.

In base ai risultati che si ottengono dal test, si possono apportare delle modifiche al
proprio modello alimentare. Se il test verifica la presenza di alcune reazioni positive,
significa che abbiamo una elevata reazione anticorpale ad un determinato alimento.
La reazione può essere lieve, moderata o forte.

E’ consigliabile eliminare quei cibi che hanno mostrato una reazione lieve, moderata o
forte al test per almeno tre mesi.

Nel caso di molti risultati positivi, potrebbero essere azzardato eliminarli tutti insieme
in una sola volta e pertanto consigliamo di procedere così:
– evitare quei cibi che hanno dato una reazione moderata e forte,
– ruotare quei cibi che hanno dato una reazione lieve.

Ruotare i cibi significa non mangiare un determinato alimento più di una volta ogni 4 giorni.

Biotecnologie
Omnium (Swiss Bionic) PEMF

Introduzione alla Terapia con Campi Magnetici Pulsati (PEMF) – OMNIUM

OMNIUM è un innovativo dispositivo PEMF, progettato per offrire vantaggi per la vita aziendale, per lo sport, per gli anziani e per il benessere anti-età. Ecco alcuni dei beneficritti vantaggi di OMNIUM:

Vita Aziendale

  • Massimizzare la chiarezza mentale, concentrazione e produttività
  • Pausa di lavoro efficiente di 8-24 minuti per un rinnovamento essenziale durante i progetti impegnativi
  • Sana gestione dello stress sul lavoro

Sport

  • Riscaldamento pre-gara
  • Riduzione o eliminazione dei giorni di allenamento persi a causa di malattie
  • Recupero rapido post-esercizio
  • Supporto per una riabilitazione più rapida

Anziani

  • Preservare la mobilità
  • Aumentare l’energia, la vitalità e la forza
  • Fornire supporto alle persone costrette a letto
  • Sostenere l’equilibrio fisico e psicologico

Benessere Anti-Età

  • Contrastare gli effetti negativi dell’elettrosmog
  • Favorire la riduzione dello stress
  • Aiutare il rilassamento
  • Fornire una vitalità complessiva ottimale

La terapia PEMF offerta da OMNIUM è completamente sicura e priva di effetti collaterali. Un uso regolare è stato dimostrato per migliorare il rilassamento profondo, aumentare l’equilibrio energetico e la vitalità, ridurre lo stress, sincronizzare l’equilibrio del corpo, mente e anima e, in generale, migliorare la qualità della vita.

Biotecnologie
Enerpulse

Introduzione alla Biorisonanza con Enerpulse®

La tecnologia Enerpulse® è un innovativo sistema di biorisonanza che utilizza impulsi di energia ad alta potenza per migliorare il benessere generale dell’organismo. La terapia Enerpulse® è unica nel suo genere e si distingue per la qualità e la potenza dell’impulso, la stimolazione fisiologica dell’intero organismo e la breve durata delle sedute.

Impulso ad Alta Potenza

L’impulso utilizzato nella terapia Enerpulse® è ottenuto dall’aria portata allo stato di plasma, rendendolo completamente biocompatibile e in grado di apportare energia ai tessuti in modo naturale e atermico. Questo consente di raggiungere profondità fino a 20 cm, aiutando i tessuti a rigenerarsi e promuovendo la disintossicazione e l’ossigenazione dell’organismo.

Stimolazione Fisiologica dell’Organismo

La terapia Enerpulse® consente di trattare degenerazioni e infiammazioni degli organi interni, aiutando i reni, l’intestino, la pompa cardiaca e l’intero organismo a svolgere in modo migliore la sua disintossicazione e la sua ossigenazione. Questo aumenta l’efficacia della terapia e migliora il benessere generale dell’organismo.

Durata delle Sedute e Efficacia Provanta

Le sedute di terapia Enerpulse® richiedono tempi di esposizione compresi tra 9 e 18 minuti, a seconda della patologia trattata. Già dopo 2-5 sedute, la possibilità di guarigione o di riduzione del dolore si attesta intorno al 90%. La terapia è altamente efficace e sicura, poiché ottiene eccellenti risultati senza la necessità di calore.

Conclusione

La tecnologia Enerpulse® è un sistema unico di biorisonanza che utilizza impulsi di energia ad alta potenza per migliorare il benessere generale dell’organismo. La terapia è sicura, breve e altamente efficace, consentendo di trattare infiammazioni e degenerazioni degli organi interni e promuovendo la disintossicazione e l’ossigenazione dell’organismo. Se stai cercando un modo sicuro e non invasivo per migliorare il tuo benessere, la terapia Enerpulse® potrebbe essere un’ottima soluzione.

Salute del Colon
Cos’è la stipsi e come affrontarla?

Il nostro organismo risconta spesso dei problemi che comportano fastidi non indifferenti anche nello svolgere attività quotidiane comuni. Uno di questi può essere la stipsi, una difficoltà legata allo stomaco molto frequente. Spesso questo particolare malfunzionamento del nostro intestino si riscontra maggiormente con l’avanzare dell’età, specialmente per quanto riguarda le persone di sesso femminile. Talvolta è legato a problemi di stress che causano quindi questi disturbi di difficoltosa o non frequente evacuazione, con sensazioni di non completo svuotamento dell’intestino.

 

Esistono due diversi tipi di stipsi: la stipsi cronica, ovvero quella che si manifesta per lunghi tratti di tempo (spesso maggiori di 6 mesi) e con maggior frequenza, e la stipsi acuta, ovvero problemi passeggeri che si risolvono in breve tempo.

 

Che differenza c’è tra stipsi e stitichezza?

Come erroneamente si può pensare, quando si parla di stipsi come sinonimo di stitichezza si commette un’imprecisione. La stitichezza infatti è solamente uno dei due tipi di stipsi esistenti: si tratta della stipsi da propulsione, ovvero quella legata al rallentato transito. Esiste poi una stipsi da espulsione, definita in modo tecnico out-flow, ovvero quella che riguarda l’incapacità parziale o totale dell’evacuazione.

 

Cosa può provocare la stipsi?

Le cause di questo problema fisiologico possono essere diverse, a partire dai cambi che possono manifestarsi nelle abitudini alimentari, come gli stessi orari. È inoltre più frequente nelle persone che svolgono una vita sedentaria e che non si idratano a sufficienza nel corso della giornata. Accade spesso di riscontrare questo malfunzionamento dell’intestino anche nelle donne in gravidanza e in persone che hanno fatto uso di antibiotici o che hanno avuto un intervento chirurgico nel recente passato. Tutte queste cause valgono per la stipsi transitoria o acuta.

 

Per la stipsi cronica invece, ci possono essere delle cause che riguardano vere e proprie disfunzioni motorie intestinali e/o anorettali. A queste si aggiungono anche patologie quali la diverticolosi, malattie infiammatorie croniche intestinali e il tumore del colon-retto. Alcuni farmaci possono rallentare il transito delle feci lungo l’intestino, fra questi gli anestetici, gli analgesici, gli antiacidi, gli anticolingerici e gli antidepressivi.

 

Quali sono invece i problemi causati dalla stipsi? Sicuramente problemi di evacuazione, che vanno al di sotto delle tre volte a settimana, presenza di feci dure, ovvero caprine, sforzo eccessivo durante la defecazione, senso di ostruzione o di blocco anale e sensazione di evacuazione incompleta, come detto in precedenza.

 

Quali sono i rimedi per la stipsi?

Sicuramente si tratta di un problema non di poco conto dato che la stipsi può causare fastidi prolungati nel tempo. Uno dei rimedi più efficaci è indubbiamente la idrocolonterapia, pratica che permette di ripulire l’intestino da tutte le scorie e le tossine. Avviene per mezzo di acqua purificatrice, un metodo dunque naturale che punta alla pulizia del colon. In alternativa ci sono molte altre pratiche che funzionano molto bene, come una dieta ricca di fibre, la cui quantità giornaliera consigliata si aggira tra i 20 e i 35 grammi. Anche la sola attività fisica permette di sconfiggere questo malfunzionamento dell’intestino se praticata in modo regolare.

 

Bere molta acqua è un altro rimedio poiché i liquidi aiutano a mantenere un buon transito rendendo le feci più morbide. In casi estremi, come quando i cambiamenti nell’alimentazione e nello stile di vita non sono sufficienti, è consigliato fare uso di lassativi. Ne esistono di diverso tipo: integratori di fibre che permettono di ammorbidire le feci richiamando acqua nell’intestino, lassativi da contatto che però possono causare talvolta crampi addominali, emollienti che lubrificano le feci agevolandone il passaggio, osmotici che richiamano anch’essi acqua nell’intestino con un particolare processo e lassativi salini, spesso utilizzati nella preparazione per le procedure endoscopiche.

Benessere
Sieropositività: cosa significa essere sieropositivo

Quante volte si sente il termine “Sieropositività”? Con tale termine ci si riferisce alla positività riscontrata in un test di ricerca anticorporale sul sangue, mettendo in luce una sieroconversione, ovvero il ritrovamento di un anticorpo specifico contro un determinato antigene. Nonostante questa definizione risulti universale, nel corso degli anni tale terminologia è stata etichettata dall’immaginario collettivo come la diagnosi della sieroconversione nel test per la rilevazione dell’HIV, niente poco di meno che l’agente eziologico dell’AIDS. Tra gli altri motivi per cui il termine “sieropositività” è stato abitualmente accostato alla condizione di infezione del virus HIV, in altri casi l’essere positivi corrisponde ad aver contratto la malattia stessa, mentre l’AIDS, potenzialmente, può anche infettare l’individuo, senza che quest’ultimo mostri sintomi o possa permettere una diagnosi.

 

Come ci si accorge di essere sieropositivo

 

Una volta effettuato il test HIV e diagnosticata la sieropositivtà, le fasi naturali della malattia si verificano nel seguente ordine:

 

  • Stadio 1: l’infezione acuta. Mediamente appare dopo 2/4 settimane dal contagio. I sintomi sono aspecifici e comuni a quelli delle altre malattie, addirittura si può risultare asintomatici, ma di tutte le fasi stiamo parlando di quella con la carica virale più alta.
  • Stadio 2: la fase di latenza clinica. L’infezione cronica si consolida nell’organismo. Da questo momento in poi, possono passare interi anni, seppur caratterizzati da altrettanti momenti asintomatici o di benessere. Un mancato trattamento, però, porta inevitabilmente il sistema immunitario ad indebolirsi, con relativi segni e sintomi.
  • Stadio 3: la sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS). In questa fase le difese immunitarie sono compromesse, visto il totale abbattimento dei linfociti T CD4+ causato dal virus HIV. L’organismo è impossibilitato dall’opporsi all’insorgere di malattie o infezioni generate da virus, batteri o funghi.

 

Contagiosità

 

L’HIV si può trasmettere attraverso liquidi biologici, nel caso una persona sia inconsapevolmente sieropositiva o non in terapia antiretrovirale efficace. I liquidi in questione sono il sangue (e i suoi derivati, lo sperma, le secrezioni vaginali e il latte materno. La trasmissione, ovviamente, avviene con tali liquidi subentranti nell’organismo dell’altra persona, possibile anche con ferite o mucose leggermente lesionate. L’intensità virale varia a seconda della fase in cui si incontra il sieropositivo: i picchi massimi, come citato prima, si hanno nelle prime settimane, mentre le possibilità sono nulle se la persona sta attraversando una terapia efficace, testimoniata dai livelli non misurabili della carica virale da almeno 6 mesi. In questi vasa, la terminologia medica utilizzata è U=U, cioè Undetectable=Untrasmittable. Riassumendo, le vie di trasmissione sono quella sessuale, ematica e verticale.

 

Le soluzioni oggi

 

Una vera e propria cura per l’HIV non esiste, ma la scienza è riuscita a fornire dei farmaci antiretrovirali (ARV) efficaci, dei quali l’obiettivo è monitorare, controllare e gestire il virus, oltre a ridurne estremamente la trasmissione. Tali farmaci sono fondamentali, soprattutto perché, così facendo, le persone sieropositive possano condurre una vita regolare, equilibrata e ugualmente produttiva.

 

 

L’importanza di un’alimentazione corretta e il sostegno delle difese immunitarie

 

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) una buona dieta è uno dei mezzi più semplici per aiutare le persone con HIV e può perfino aiutare a rallentare la progressione della malattia. Proprio per questo motivo, attrezzarsi con un consulente alimentare affidabile ed esperto in materia può risultare decisivo nel percorso di terapia intrapreso. Al riguardo, il gruppo iPanacea è sempre aggiornato in materia, mettendo a disposizione informazioni, soluzioni e strumenti per affrontare il proprio percorso alimentare nel migliore dei modi. Per ulteriori informazioni, visitare https://ibenesseresalute.it/category/alimentazione/

Salute del Colon
La flora batterica intestinale

La flora batterica è una componente fondamentale per il benestare del nostro organismo. In particolare, questi elementi permettono la pulizia dell’intestino crasso, rendendo fluide le feci, eliminando le scorie incrostate sulle pareti dell’intestino e favorendo anche l’espulsione delle sostanze di rifiuto. Questo insieme di microrganismi consiste in oltre 500 specie di batteri che costituiscono un vero e proprio ecosistema che si nutre nel nostro apparato digerente e, a sua volta, pulisce quest’ultimo.

 

Quali sono le funzioni della flora batterica?

Come abbiamo appena detto, le funzioni della flora batterica sono diverse. Il microbiota, popolazione che vive all’interno del nostro intestino, in generale aiuta a ripulire quest’ultimo da tutte quelle che possono essere le scorie residue come le feci che restano incrostate sulle pareti. Tutto ciò favorisce anche il passaggio delle feci che poi verranno espulse.

 

Possiamo dunque affermare che la flora batterica intestinale ha tre ruoli:

  • una funzione difensiva-immunitaria, ossia contrastare la formazione e lo sviluppo di batteri patogeni alterando il pH dell’intestino;
  • una funzione metabolica, ossia quella di permettere la sintesi di alcune vitamine e l’assorbimento di oligominerali come calcio, ferro e magnesio nel nostro intestino;
  • una funzione digestiva, ovvero quella che permette l’assorbimento di tutte le vitamine, le proteine e in generale tutti i nutrienti nel nostro organismo.

 

È semplice a questo punto comprendere quanto sia importante la flora batterica intestinale per il nostro corpo, senza la quale si potrebbero riscontrare problemi fisiologici importanti.

 

Cosa rovina la flora batterica?

In generale, ci sono tre casi che ci permettono di capire che la flora batterica non sta svolgendo correttamente il proprio compito. Il gonfiore addominale e il meteorismo sono spesso una di queste: l’accumulo di gas provoca la dilatazione delle pareti intestinali. La diarrea o la stipsi possono essere un’altra causa di flora batterica non funzionante, determinando dunque uno squilibrio di quest’ultima. Infine, i dolori addominali indicano spesso un’infiammazione.

 

Un’alimentazione incorretta o squilibrata può dunque causare tutti questi problemi poiché sono indispensabili alimenti ricchi di fibre e probiotici per mantenere in equilibrio tutto il nostro intestino grazie proprio alla flora batterica. La pulizia dell’intestino è dunque fondamentale per evitare tutti i problemi sopracitati. Si sconsiglia dunque l’eccesso di cibi non naturali o comunque è bene inserire degli alimenti ricchi di fibre all’interno della propria dieta.

 

Anche lo stress può essere causa di un malfunzionamento della flora batterica poiché ha chiaramente un effetto negativo anche sul nostro organismo: talvolta anche il semplice cambio di stagione può scombussolare il nostro intestino e dunque l’equilibrio fisiologico della nostra flora batterica intestinale. Attenzione anche alle terapie farmacologiche che alterano il funzionamento di quest’ultima.

 

Cosa prendere per la flora batterica?

Gli alimenti perfetti per una flora batterica equilibrata sono dunque tutti quelli che contengono grandi quantità di fibre e probiotici. Fra questi possiamo elencare farine integrali e cereali come fibre adatte come nutrimento per la flora batterica intestinale; carciofi, cicoria e verdura verde sono alimenti adatti poiché ricchi di fibre (attenzione agli eccessi che potrebbero causare la stipsi); lo yogurt è un prodotto ottimo perché è ricco di probiotici naturali; come alternativa ai vegetali possiamo consigliare miso e tempeh, fonti di probiotici derivati dalla fermentazione dell’orzo.

 

Anche l’idrocolonterapia può essere importante perché permette la rimozione di tutte le scorie residue e ripulisce appunto il colon, l’ultimo tratto dell’intestino crasso. Stimola dunque i riflessi di defecazione e, se ben eseguito, questo genere di lavaggio permette di purificare il colon interno, dalla parte iniziale (cieco) a quella finale. A differenza di quanto si possa pensare, queste pratiche non sono per nulla complesse né dolorose, sono piuttosto rimedi piacevoli, efficaci e di facile esecuzione.

Benessere
Epatite virale: cause, sintomi e rimedi

L’epatite è una patologia che si manifesta come infiammazione delle cellule epatiche, ovvero quelle presenti nel fegato. Nella sua forma più intensa e acuta si verifica con dei sintomi piuttosto visibili, mentre esiste anche una variante asintomatica che è più difficile da individuare senza effettuare analisi più approfondite. L’evoluzione può essere autolimitante, se l’epatite in questione ha una durata relativamente breve e ristretta, o cronica se la patologia continua nel tempo, andando via via peggiorando sempre di più. Negli ultimi anni, complice uno stile di vita differente e la scienza che in campo medico continua a fare passi avanti, lo sviluppo di questa malattia è stato molto limitato, così come anche la prevenzione è aumentata, così che è sempre più rara la diffusione dell’epatite.

 

 

Cosa è l’epatite virale?

 

L’epatite è un’infiammazione causata da virus che attaccano le cellule presenti nel fegato, e si riproducono velocemente innescando la malattia. Il processo infiammatorio generalmente dura tra le 4 e le 6 settimane, e nella maggior parte dei casi si sviluppa in modo asintomatico, rendendone anche complicata la diagnosi. Nei casi più gravi però, i virus possono cronicizzarsi, aumentando la durata della malattia anche fino a 6 mesi, con sintomi abbastanza gravi come l’ittero (colorito giallognolo della pelle), malfunzionamento del fegato, febbre e sintomi influenzali, stanchezza e inappetenza.

 

Cosa causa l’epatite virale?

 

Quando l’epatite è detta “virale” significa che appunto il virus che la scatena viene trasmesso in diversi modi tra le persone. Il virus dell’epatite, nelle zone più a rischio povertà, si può trasmettere attraverso la scarsa igiene, la contaminazione dell’acqua e degli alimenti consumati da una determinata popolazione, dal contatto con soggetti infetti (nella variante più acuta, i sintomi non appaiono prima di 7-10 giorni da quando è stato contratto il virus) e ovviamente anche tramite i fluidi corporei, quindi svolgendo attività sessuale senza protezioni. Per scongiurare il contrarre del virus, è importante ricordare soprattutto che quando si compie un viaggio in un paese straniero, specie se poco sviluppato, è opportuno effettuare il relativo vaccino e attuare tutte le precauzioni del caso.

 

Quali sono i rimedi per l’epatite virale?

 

L’epatite virale si può prevenire in vari modi, in primis attraverso le abitudini di vita salutari e regolari in relazione a quello che è l’ambiente a noi circostante. Se si ha il sospetto di essere stati a contatto con il virus, è opportuno effettuare le dovute analisi, poiché non tutte le varianti sono diagnosticabili “a occhio nudo”. L’esame da compiere è denominato “dosaggio degli anticorpi IgM”, ovvero un esame per comprendere se effettivamente il nostro corpo è entrato in funzione per combattere l’eventuale agente patogeno. La cura più diffusa per questo tipo di patologia è la sorveglianza medica e la costante idratazione del nostro corpo, efficace per mantenere tutte le funzioni vitali al massimo delle possibilità e stimolare l’organismo a combattere l’agente patogeno, oltre che permettere al fegato di svolgere le proprie funzioni nel miglior modo possibile. Ovviamente, l’ospedalizzazione deve essere accompagnata dall’utilizzo di farmaci antivirali e antibiotici, in aiuto al nostro corpo.

 

 

Come prevenire l’epatite virale?

 

Il modo più efficace per prevenire lo sviluppo e la diffusione di questa malattia è ovviamente il vaccino, specialmente per chi si reca (per lavoro o svago) in luoghi definiti “a rischio” per il contagio. In alcune nazioni, come l’Italia, la vaccinazione per l’epatite è gratuita per tutti, a testimonianza di quanto la scienza si sia messa a disposizione della popolazione per evitare la trasmissione del virus. L’igiene personale e la cura nella scelta degli alimenti che assumiamo nel corso della nostra vita è altresì importante, poiché si può evitare la trasmissione anche non consumando alimenti crudi, in particolare pesce e frutti di mare, o contaminati da agenti esterni.

Benessere
Epilessia: cosa è e come affrontarla

L’epilessia è una malattia neurologica che colpisce il cervello dei soggetti che ne soffrono. Questa si manifesta nella maggior parte dei casi tramite crisi epilettiche, le quali sono riconoscibili per leggere alterazioni dello stato di coscienza della persona, che può raggiungere nei casi più gravi anche le convulsioni fisiche. Si tratta di mancato controllo di scariche elettriche dirette ai neuroni, le quali finiscono poi per provocare appunto le crisi.

 

È bene chiarire come chi soffre di epilessia non soffra di un disturbo mentale; infatti, quando le persone epilettiche non sono in un momento nel quale vivono attacchi sono totalmente ed assolutamente normali, dal punto di vista sia psicologico che fisico. L’epilessia può assumere molte forme e manifestarsi in altrettante, così come può comparire ad ogni età, senza vincoli precisi. Risulta essere importante sapere come trattare chi ne è affetto e conoscere come affrontare una eventuale crisi. Certamente bisogna cercare di mantenere il più possibile calma e tranquillità, sia in sé stessi che nella persona epilettica. Bisognerà poi accertarsi che questa non posso arrecare danni a sé o ad altri, mettendola così dunque in sicurezza e adeguatamente allontanata da eventuali pericoli nel momento della crisi. Nonostante nella maggioranza dei casi le crisi si risolvano senza particolari conseguenze, è sempre buona premura avvertire un servizio medico o contattare il prima possibile il 118. Al fine di fornire maggior supporto alle autorità competenti, potrebbe risultare utile annotarsi orario di inizio e fine della crisi in atto.

 

Cosa è L’epilessia?

Come detto in precedenza, l’epilessia è una particolare malattia neurologica che affligge il nostro cervello e, per via di una predisposizione dello stesso, porta a persistenti crisi epilettiche nella persona. Queste possono capitare una volta nell’arco di una vita intera, o ripetersi saltuariamente in particolari circostante specifiche, ma questo non vuol dire che una persona soffra di epilessia. Si può infatti dire che il sintomo principale di questa malattia si manifesti con le citate crisi epilettiche. I neuroni della persona affetta ricevono una scarica elettrica anomala, semplicemente non controllata, la quale provoca la crisi nei pressi delle cellule nervose del cervello. Le crisi si manifestano con alterazioni momentanee dello stato di precedente coscienza del soggetto, salvo spingersi, nei casi più gravi, sino a provocare nel corpo movimenti non controllati, sino a spingersi eventualmente alle convulsioni.

 

Quali sono i sintomi dell’epilessia?

L’epilessia come detto è causata da una attività anomala a livello di cellule cerebrali, le quali in certi casi non controllano determinate scariche elettriche ricevute. Spesso così, i sintomi dell’epilessia risultano essere:

  • Perdita di coscienza
  • Perdita di consapevolezza
  • Momentaneo stato di confusione
  • Movimenti involontari di arti superiori ed inferiori (sino a culminare con le convulsioni)
  • Estraniarsi psicologicamente da un certo contesto
  • Presentarsi di deja-vu

Va sottolineato come questi siano solamente sintomi generici di stati di epilessia, e come i sintomi possano in realtà differire a seconda della tipologia di crisi epilettica che va verificandosi. Esistono infatti due macro-tipologie di crisi epilettiche: convulsioni focali e convulsioni generalizzate.

Queste ultime si dividono fino a sei sottocategorie:

  • Crisi di assenza
  • Convulsioni toniche: provocanti irrigidimento dei muscoli
  • Convulsioni atone: provocanti perdita del controllo dei muscoli
  • Contrazioni cloniche: interessano collo, braccia o viso
  • Crisi miocloniche: scosse a livello di arti inferiori e superiori
  • Crisi tonico-cloniche

Quanto invece alle convulsioni focali, queste si dividono in due sole sottocategorie quali semplici e complesse. Le seconde in particolare sono solite portare, nella maggior parte dei casi, ad una perdita di coscienza, a differenza delle prime. Rientrano nelle convulsioni focali tutte le manifestazioni sensoriali, sensitive e/o motorie. Nelle crisi focali più gravi si può perdere coscienza sino ad un ammontare di tempo pari a circa 10 minuti, nel corso del quale il soggetto può non rispondere a normali stimoli esterni e rendersi protagonista di movimenti ripetuti e ritmati quali sfregamenti, masticazione o camminare in cerchio compulsivamente.

 

Quali sono le cause dell’epilessia?

Parlando di epilessia e cause legate allo scatenarsi della stessa, va detto come in buona parte dei casi riportanti questa patologia, le ragioni che danno origine al problema non sono totalmente note. In altri casi invece, il nascere dell’epilessia può essere invece fatto risalire a:

  • Verificarsi di gravi traumi cranici
  • Condizioni cerebrali patologiche: tumori al cervello o ictus
  • Patologie infettive: aids, encefalite virale, meningite ecc.
  • Lesioni antecedenti alla nascita: malnutrizione, mancanza di corretta affluenza di ossigeno, infezioni della madre
  • Problemi legati allo sviluppo: presenza di neurofibromatosi e/o patologie legate allo spettro dell’autismo
  • Fattori congeniti: epilessia trasmessa geneticamente
Sport Performance
Quali benefici porta il Pilates?

Il Pilates è un sistema di allenamento con molteplici scopi: rafforzare e modellare il corpo, correggere la postura e migliorare la fluidità e la precisione dei movimenti. I benefici che derivano da questa tipologia di ginnastica non riguardano solamente il fisico, ma, considerata la stretta connessione tra corpo e mente, sono importanti anche dal punto di vista mentale ed emotivo. Dal punto di vista fisico chi pratica Pilates può rinforzare i muscoli profondi, alleviando dolori e patologie, e migliorare la tonicità muscolare; è importante anche per correggere le cattive abitudini a livello posturale e per sviluppare una maggiore coordinazione ed un miglior equilibrio.

Dal punto di vista emotivo e mentale, la pratica di Pilates aiuta ad imparare una corretta respirazione ed a diminuire la tensione e lo stress, riuscendo a sviluppare una sensazione di maggior benessere generale. Infine, sembra che praticare Pilates possa anche contribuire a far dimagrire: attivando la muscolatura superficiale e profonda aumenta il metabolismo e, di conseguenza, aiuta a bruciare calorie, in particolar modo se vengono effettuati esercizi ad intensità e velocità sempre maggiori.

Cosa è il Pilates?

Il Pilates è una pratica ginnica di tipo rieducativo, preventivo e riabilitativo, focalizzata sul controllo della postura, attraverso la regolazione del baricentro, in modo tale da guadagnare una maggiore armonia e fluidità nei movimenti: effettuando in modo regolare questo sistema di allenamento ne traggono beneficio soprattutto la colonna vertebrale ed il controllo dell’equilibrio. A differenza di molto tipologie di ginnastica, il Pilates non è semplicemente una serie di esercizi, ma un vero e proprio metodo che si è perfezionato nel corso del tempo. Molto spesso viene sopravvalutato in ambito medico e terapeutico, mentre garantisce ottimi risultati dal punto di vista del benessere generale.

Sono sei i principi più importanti del Pilates, a partire dalla concentrazione necessaria per mantenere la postura corretta durante l’esecuzione degli esercizi. Fondamentale è il controllo di ogni movimento, non solo quello delle articolazioni coinvolte, ma anche la posizione di testa, collo, schiena, bacino. Poi, troviamo il baricentro e la fluidità, legati tra loro in quanto la corretta stabilizzazione del bacino attraverso il lavoro delle regioni addominale e lombare genera armonia e grazia. Infine, sono importanti la precisione dei movimenti, che determina il bilanciamento del torno muscolare, e la corretta respirazione durante gli esercizi, che contribuisce al controllo ed all’efficacia degli stessi.

Quali sono i benefici del Pilates?

Come detto in precedenza, il Pilates genera benefici sia a livello fisico che dal punto di vista emotivo e mentale. Grazie a questa attività il fisico tende ad essere più elastico e si rafforza la muscolatura, dando come risultato una postura più corretta. Il Pilates, stimolando la circolazione sanguigna, contribuisce alla lotta alla cellulite e, coinvolgendo gli addominali, aiuta ad avere una pancia piatta e tonica. Praticare questo allenamento sviluppa anche un miglior equilibrio e, di conseguenza, aumenta l’agilità. Infine, il Pilates risulta essere importante anche per ridurre lo stress e la tensione quotidiana, generando una sensazione di benessere generale e, in un certo senso, aumentando la propria autostima.

Fare Pilates dopo un trattamento posturologico fa bene?

Pilates e il riequilibrio Posturale Globale Decompensato – Metodo CM®, la prima è un’educazione all’utilizzo del corpo in statica e dinamica, mentre la seconda si occupa di equilibrare le forze all’interno del nostro corpo, in gran parte involontarie, eliminare delle inibizioni al corretto movimento che possono derivare da molti fattori come ad esempio viscerali, emotivi, memorie di dolori/fastidi, cicatrici, abitudini ed altro ancora. Dopo una raccolta dati della persona, l’osservazione posturale e alcuni test, si può comprendere dove stanno le cause e concause che hanno provocato compensazioni che nel tempo sfociano in disturbi, difetti posturali o inefficienze. La prima fase di un trattamento posturale è quella di fare alcune azioni mirate su alcune cause / compensi per individuare il cambiamento sullo stato psicofisico e dunque posturale della persona, in modo tale da capire come procedere successivamente. La ginnastica posturale fatta in studio e anche a casa, consigliata a persone con problematiche articolari o strutturali, aiuta a rilassare i muscoli con la respirazione addominale, il miglioramento della percezione di se e il release delle catene muscolo-fasciali. Il passo successivo potrebbe essere proprio quello di praticare Pilates, soprattutto per rinforzare il “core”. Prima di fare Pilates rimettiti in assetto corretto col Metodo CM®

http://posturologo-online.it