Alimentazione
Test Intolleranze Ipersensibilità Alimentari

FOOD DETECTIVE™

Food Detective™ è un test  per le intolleranze alimentari, che rileva le
intolleranze a 46 diversi cibi. Per svolgere il test è sufficiente prelevare una piccola
quantità di sangue attraverso il pungidito, per individuare le eventuali intolleranze
attraverso la comparsa di uno o più puntini blu sul supporto; facendo riferimento all’elenco degli alimenti sarà possibile individuare ogni alimento al quale si potrebbe essere intolleranti.

Test Intolleranze Alimentari (IN STUDIO)
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In base ai risultati che si ottengono dal test, si possono apportare delle modifiche al
proprio modello alimentare. Se il test verifica la presenza di alcune reazioni positive,
significa che abbiamo una elevata reazione anticorpale ad un determinato alimento.
La reazione può essere lieve, moderata o forte.

E’ consigliabile eliminare quei cibi che hanno mostrato una reazione lieve, moderata o
forte al test per almeno tre mesi.

Nel caso di molti risultati positivi, potrebbero essere azzardato eliminarli tutti insieme
in una sola volta e pertanto consigliamo di procedere così:
– evitare quei cibi che hanno dato una reazione moderata e forte,
– ruotare quei cibi che hanno dato una reazione lieve.

Ruotare i cibi significa non mangiare un determinato alimento più di una volta ogni 4 giorni.

Alimentazione Benessere
Rhodiola Rosea: cos’è e a cosa serve?

La Rhodiola Rosea è una pianta più comunemente nota come Golden root, o radice d’oro in italiano, facente parte della più ampia famiglia delle Rosaceae. Questa cresce nel Nord America (nelle zone di Alaska, catene montuose negli Stati Uniti e Canada), Nord Europa e in Asia, solitamente in Mongolia ed in Siberia, in zone montuose e ad altitudini piuttosto elevate. La pianta della Rhodiola Rosea è riconoscibile per via di una base legnosa che va ramificandosi in diverse foglie che lasciano capire la propria provenienza.

Infatti, quelle a forma prevalentemente allungate provengono da zone meridionali mentre, in via più generale, sono presenti foglie dentate con fiori di colori che variano da tonalità vicine al giallo ed il verde sino al rosso o rosa. Quanto ai frutti, questi sono di dimensioni piuttosto contenute non avvicinandosi nemmeno al centimetro di grandezza e sono soliti essere di un colore scuro, vicino al marrone.

Le Proprietà

Le varie potenti e funzionali proprietà della Rhodiola Rosea sono riconducibili ai principi attivi in essa contenuti. Nella pianta sono infatti presenti polifenoli, flavonoidi, acidi organici, tannini e glucosidi (tra i quali il più rilevante risulta essere il salidrosalide, composto più attivo). Assumere queste sostanze accelera e favorisce la produzione di dopamina, serotonina ed adrenalina da parte del proprio organismo, potenziando peraltro anche diverse doti intellettive, funzioni legate al metabolismo e svolgendo importanti funzioni con effetti antidepressivi.

Per meglio inquadrare la Rhodiola Rosea la si può accostare a piante come il Ginseng, in quanto è utile a stimolare il fisico in situazioni di stress, sia questo di genere fisico o mentale, risultando piuttosto importante per adattare l’organismo a diverse situazioni e favorire così una migliore e più accurata gestione delle energie a disposizione. Così facendo si sprigionano le proprietà atte a stimolare le difese immunitarie, fornendo importanti apporti energetici al copro e combattendo così la stanchezza di esso.

Generalmente si può dunque dire che la Rhodiola Rosea annoveri tra le sue proprietà quelle di antistress, antidepressivo ed ansiolitico, oltre a contrastare stanchezza ed insonnia e potenziare le funzioni cognitive dell’organismo.

Gli usi della Rhodiola Rosea

Gli utilizzi della Rhodiola Rosea sono spesso riconducibili in ambiti vicini alla fitoterapia in quanto droga adattogena, per via delle già citate funzioni riconducibili a quelle del ginseng e dell’eleuterococco. In base ai principi attivi presenti nei vari estratti di Rhodiola si può ricavare la più corretta dose giornaliera da assumere. Riguardo questo tema sono stati svolti diversi studi approfonditi, i quali hanno individuato in dosi tra i 100 ed i 170 milligrammi giornalieri la dose più consona.

È stato spiegato come basandosi sulla struttura esterna della pianta sia possibile risalire alla sua provenienza, analizzando dunque forma e colori di foglie e frutti. Per le piante provenienti dal Nord dell’Asia, ad esempio, si è notato come viga particolare concentrazione di rosavina e rosina, mentre invece in piante derivanti da zone più vicine all’India la concentrazione di alcol feniletilico sia più alta. Ciò lascia intendere come il consumo debba essere soppesato anche in base alla provenienza delle piante stesse.

Oltre ai concentrati ed agli estratti di Rhodiola, questa può essere assunta anche come alimento. Solitamente infatti foglie e frutti sono consumabili cotti, o crudi, abbinandoli come si è soliti fare con gli spinaci, salvo in alcuni casi essere utilizzabili anche in piatti come insalate miste.

L’ambito tricologico ed il recupero funzionale

Tra le varie funzioni ed utilizzi possibili riguardanti la Rhodiola Rosea troviamo anche quelli riguardanti tricologia ed il recupero funzionale. Nel primo caso, trattando di un ambito legato a cute e capelli, una accurata assunzione di Rhodiola può portare benefici per quanto concerne la crescita naturale del capello e contrastarne la caduta. La pianta va infatti ad agire su fino a sedici diversi bersagli biologici coinvolti direttamente nel ciclo di vita del capello, aiutando così a combattere diverse problematiche legate ad esso.

Per quanto riguarda il recupero funzionale invece, la Rhodiola viene spesso utilizzata anche in ambito sportivo. Questa contribuisce infatti alla produzione di ATP (adenosina trifosfato) all’interno dei mitocondri. Considerando che una maggior concentrazione di ATP nell’organismo conferisce maggiore energia allo stesso, si può dire che la Rhodiola sia utile per aumentare l’energia a nostra disposizione, favorendo così il recupero dopo intense attività di esercizio fisico. In ambito sportivo infatti, alcuni studi suggeriscono come l’utilizzo della Rhodiola favorisca il recupero dopo sessioni di sport, essendo infatti utilizzata da vari atleti in diverse categorie sportive, tra le quali il bodybuilding.

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Piante medicinali ed erboristeria

Le piante medicinali, o piante officinali, sono erbe che tra le loro caratteristiche presentano dei principi attivi in grado di curare o migliorare la situazione di salute della persona. Secondo alcuni studi, queste erbe non possono sostituirsi totalmente ai trattamenti medici tradizionali, ma se integrate anche con un’alimentazione sana e delle abitudini consone, possono aiutare il nostro corpo a funzionare al meglio. Esistono due modi per utilizzare le piante medicinali: il metodo tradizionale e la fitoterapia. Attraverso il metodo tradizionale, l’uomo non riesce ad estrarre direttamente il principio attivo della pianta, ma la utilizza in maniera grossolana cercando di trarne più benefici possibili. Con la fitoterapia invece, l’uomo è in grado attraverso la scienza e dei trattamenti di estrarre il cuore della pianta, che contiene il principio attivo, e sfruttarlo al 100% per l’uso terapeutico.

 

Erboristeria e gestione dello stress

 

Tra le tante patologie di cui l’uomo soffre ormai da anni, lo stress è considerato da molti il “male del secolo”. Un malessere che spesso e volentieri è difficile da decifrare e da diagnosticare, e che causa problemi a ognuno di noi giornalmente. Nel corso della storia dell’uomo, anche se non si conosceva a fondo lo stress, si è sempre usata l’arte dell’erboristeria per avere effetti benefici in relazione a questa patologia. L’utilizzo delle piante medicinali, anziché della medicina tradizionale, è importante in questo caso perché evita l’assunzione di medicine che spesso possono dare dipendenza e assuefazione. Tra le piante più usate per la gestione dello stress in maniera naturale, le più conosciute sono senza dubbio la Passiflora e la Valeriana, entrambe erbe che rientrano nella famiglia dei “calmanti” naturali e che spesso vengono utilizzati anche in giovane età da studenti o lavoratori stressati. Anche la Rodiola, la Griffonia e l’Avena agiscono come tranquillanti naturali e danno modo a chi ne fa utilizzo di gestire la propria situazione di stress senza abusare di medicinali che possono a volte aumentare i problemi invece che diminuirli. In questo modo, attraverso anche l’integrazione di un’alimentazione adatta al nostro corpo, possiamo combattere facilmente questo disagio.

 

L’importanza dell’assunzione di magnesio e taurina

 

Esistono degli agenti nel nostro organismo, senza i quali il nostro corpo non riuscirebbe a combattere le situazioni di stress in maniera efficace. Si parla in particolare di Magnesio e Taurina, che unite insieme riescono a contrastare le reazioni eccessive dell’organismo esposto a lungo a situazioni di stress. Il Magnesio gioca un ruolo fondamentale nell’uomo, poiché aiuta a diminuire la sensazione di stanchezza e aumenta la produzione di energia nelle situazioni in cui lo stress ha avuto la meglio. Scientificamente parlando, quando il nostro corpo è sottoposto ad agitazione, viene rilasciata l’adrenalina, un enzima che nell’immediato dà la sensazione di renderci invincibili, ma che a lungo andare contribuisce all’eliminazione del Magnesio dal nostro organismo. Tra i paesi più industrializzati è molto diffusa la mancanza di Magnesio, a causa di un’alimentazione sbagliata che si è venuta a creare nel corso degli anni, per questo è importante assumerlo in maniera naturale, per riequilibrare tutto il funzionamento del nostro organismo.

 

Un altro elemento fondamentale per il nostro corpo è la Taurina. Un enzima capace di aumentare le prestazioni fisiche e mentali quando ci si trova sotto pressione e sotto stress in qualsiasi situazione. Infatti, tantissimi atleti professionisti utilizzano integratori o bevande che contengono Taurina proprio per migliorare anche nell’immediato, quando devono svolgere attività fisica. Inoltre, risulta molto importante assumerla, per via delle sue proprietà antiossidanti, che proteggono le cellule dai danni procurati proprio dallo stress ossidativo. L’importante, come per ogni cosa, è ricordare che è sconsigliato assumere la Taurina in quantità eccessive, soprattutto in gravidanza o in fase di allattamento, per non incorrere in problemi nel nostro organismo.

 

Seremind di Ipanacea

 

Un aiuto concreto per l’assunzione di queste due sostanze in modo sicuro, ci arriva direttamente da Ipanacea, una società che propone beni e servizi per il benessere e la salute fisica e mentale della persona. Troviamo infatti “Seremind”, un integratore alimentare a base di Magnesio e Taurina, che consente al nostro organismo di assumerle in quantità e dosi adeguate al nostro organismo. Per ulteriori informazioni su questo prodotto, visita il seguente link: https://ibenesseresalute.it/product/seremind-2/

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Cosa sono le piante officinali?

Le piante officinali, chiamate anche erbe medicinali o erbe mediche, sono delle piante che presentano delle proprietà specifiche o dei principi attivi in grado di donare benefici in termini di salute a chi ne fa utilizzo.

 

Nello specifico, le piante officinali sono quelle piante che possono essere lavorate in “officina” e quindi raffinate per aumentare l’effetto dei principi attivi. Le sostanze attive in questo tipo di erbe possono trovarsi in diverse parti, dalla corteccia, alle foglie, fino alle gemme e i fiori, e possono essere utilizzate per impacchi, infusi o anche creme naturali da applicare direttamente sul corpo.

 

Quali sono le piante officinali più richieste?

 

Nel mercato odierno, sono diversi gli usi che le persone fanno delle piante officinali, motivo per cui la loro richiesta è esponenzialmente aumentata negli ultimi anni. Tra le erbe medicinali più richieste, troviamo senza dubbio l’anice, il cumino e il finocchio, utilizzate spesso insieme in infusi o tisane specialmente dalle donne in fase di allattamento.

 

I fiori di tiglio e il sambuco sono invece utilizzati per prevenire raffreddori o malanni stagionali, mentre l’arnica è molto comune tra chi vuole curare infiammazioni di vario genere, oltre ai grandi classici camomilla e valeriana, calmanti naturali per le persone più stressate.

 

Il mercato delle piante officinali negli ultimi anni ha subito un aumento incredibile, tanto che per alcuni produttori coltivatori è diventato un vero business.

 

Quali sono le piante officinali che aiutano l’apparato digerente?

 

Per evitare l’utilizzo di medicinali per lo stomaco o l’intestino, che spesso e volentieri possono solo aggravare una situazione già compromessa dell’apparato digerente, molte persone ricorrono all’utilizzo delle piante officinali per risolvere questi problemi in maniera del tutto naturale.

 

Questa tipologia di erbe, è detta “carminativa”, e ha la funzione appunto di combattere il gonfiore, la sensazione di peso e anche i bruciori di stomaco, magari in seguito ad un pranzo troppo pesante o a un’alimentazione sbagliata. Tra le varie opzioni più utilizzate troviamo l’anice, il cumino, il finocchio, il coriandolo, l’aneto, la menta e la salvia.

 

Queste piante in particolare riescono ad ostacolare l’azione putrefattiva dell’intestino grazie ai loro oli essenziali e principi attivi. Non è un caso, infatti, che anche molti liquori, spesso assunti dopo i pasti abbondanti, presentino tra i loro ingredienti alcune di queste erbe, come ad esempio la Genziana o anche il Mirto, tra i più diffusi sulle tavole degli italiani.

 

L’abitudine di assumere tisane o digestivi naturali giornalmente può aiutare a riequilibrare l’assetto del nostro apparato digerente, e agevolare i processi di digestione.

 

Le proprietà delle piante officinali che aiutano l’intestino

 

I problemi più comuni che il nostro intestino può subire nel corso della nostra vita sono da ricercare soprattutto nelle abitudini sbagliate nella vita di tutti i giorni. Su tutti, la stitichezza e la diarrea sono le più comuni, e risolvere questi problemi in maniera naturale appare comunque la soluzione migliore. Infatti esistono molte piante officinali in grado di prevenire o curare questi disturbi, grazie ai propri oli essenziali e principi attivi.

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DIETA SENZA CARBOIDRATI: FUNZIONA?

Quando si parla di alimentazione, è inevitabile ripercorrere tutti i progressi che l’umanità ha fatto in merito: nozioni, curiosità, miti sfatati e precisazioni sono all’ordine del giorno, soprattutto nelle celebri diete. Quest’ultime, non a caso, si sono evolute nel corso del tempo, offrendo migliaia di alternative a chi avesse bisogno di alimenti particolari, causa allergie, intolleranze o, più semplicemente, gusti personali. A tal proposito, infatti, non è detto che i celebri tre macronutrienti, ovvero grassi, proteine e carboidrati, siano costantemente inclusi nel percorso alimentare di una persona, anzi, diverse filosofie di pensiero tendono ad escludere un macronutriente in particolare, ovvero i carboidrati. Scopriamo come nasce e perché questa dieta alimentare si è diffusa così tanto nel mondo dei nutrizionisti.

 

Cosa si può mangiare nella dieta senza carboidrati?

 

I carboidrati sono associabili ad alimenti come pasta, pane, riso e simili, di conseguenza un’alimentazione priva di questo macronutriente offrirà soluzioni incentrate su proteine e grassi. Tra le prime troviamo carne, pesca, uova, legumi, latte e derivati, mentre per i grassi ci si può rifare ad alimenti come olio, mandorle, noci secche o avocado. È evidente che l’assenza totale di carboidrati non sia un segnale ottimale per il nostro corpo, anzi, gli effetti collaterali sono numerosi è assai nocivi, come vedremo nel prossimo paragrafo.

 

Come risponde il corpo all’assenza di carboidrati?

 

Poiché i carboidrati sono associati ad alimenti come pasta, riso, pane e simili, una dieta senza tale macronutriente appare come la soluzione più facile per una perdita di peso. Eppure, l’assenza totale di carboidrati non è affatto un bel messaggio per il nostro organismo. Privarsi totalmente di questi macros induce ad un forte stress, causato dall’assenza di zuccheri, e provoca un progressivo abbassamento delle proprie forze immunitarie. Inoltre, ad onor del vero, la perdita di peso collegata all’assenza di carboidrati non riguarda il tanto odiato “grasso”, bensì la massa muscolare attiva, fornendo un risultato contrario a quello voluto. Oltre ciò, i carboidrati sono fondamentali nella produzione di un elemento cruciale per il proprio umore: la serotonina. Tale elemento è un neurotrasmettitore dona un effetto antidepressivo e regolatore, concentrato nel nostro sistema nervoso centrale e che parte dall’aminoacido essenziale triptofano. Oltre all’umore, la serotonina è perfetta anche per controllare la fame e il proprio comportamento alimentare.

 

Quali sono i vantaggi di una dieta senza carboidrati?

 

Appurato che l’assenza totale di carboidrati è una pratica decisamente delicata da affrontare, andiamo a vedere anche i benefici derivanti da una riduzione di questi macronutrienti:

 

Miglioramento della salute del cuore: uno studio della National Library of Medicine, condotto su 29 uomini in sovrappeso, ha rilevato che la riduzione dell’assunzione di carboidrati al 10% del totale delle calorie giornaliere per 12 settimane ha diminuito i livelli di trigliceridi del 39%, rispetto ai livelli di base.

 

Perdita di peso: come già citato prima, la riduzione dei carboidrati nella propria dieta facilità la perdita di peso, in quanto diversi alimenti sono spesso mangiati oltre il dovuto fabbisogno calorico (pasta, riso, pane, ecc)

 

– Altri vantaggi: pressione sanguigna più bassa; miglioramenti dei fattori di rischio per le malattie cardiache; meno acne, riduzione del rischio di sviluppare la sindrome metabolica.

 

Cibi sani con il CrossFood

 

Il mondo è pieno di persone con intolleranze alimentari: non è raro sentire di individui vittime della propria digestione, magari lenta e assai difficile, o del gonfiore intestinale. Tutto ciò, ovviamente, dipende da determinati alimenti, i quali possono risultare poco assimilabili dal nostro intestino, motivo per cui entrano in gioco i prodotti Cross Food. Tali prodotti offrono un’alimentazione priva di glutine, lattosio o di qualsiasi caratteristica legata a patologie con un’alterata permeabilità intestinale. Un esempio classico sono le tisane o i mieli, grazie ai quali l’organismo riceve benefici curativi, come gli effetti depurativi, antidolorifici o riequilibranti del colesterolo.

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Fabbisogno calorico: quante calorie bisogna assumere?

Per mantenere in salute il proprio organismo è necessario calcolare il proprio fabbisogno calorico. Con questo termine si intende il numero di calorie che il nostro corpo necessita in base alle caratteristiche (come peso, altezza ed età) e in base anche alle attività che si svolgono nella propria vita di tutti i giorni come studio, lavoro, sport o altri hobby. Si tratta di un tema molto importante perché se non si riesce ad assimilare il numero di calorie richiesto dal proprio organismo si rischia di dimagrire eccessivamente o, nel caso in cui si sforasse in modo eccessivo il proprio fabbisogno quotidiano, si potrebbe prendere peso con la generazione di tanta massa grassa.

 

Come calcolare il proprio fabbisogno calorico

Per capire bene a quanto ammonta il proprio fabbisogno calorico esistono diversi metodi, alcuni dei quali si trovano anche online dove basta inserire i propri dati per estrapolare il numero finale. Di certo, molti di questi non tengono esattamente conto di quella che sia la nostra vita nei minimi particolari, perché spesso basta poco per stravolgere l’esito. Innanzitutto, come detto poco prima, è necessario capire del corpo di cui stiamo parlando: peso, altezza, sesso ed età sono le basi da cui si parte per capire bene il metabolismo basale da cui poi si prendono in considerazione gli altri valori.

 

Tra questi è sicuramente fondamentale quello che riguarda lo stile di vita di ogni persona. Chi ha una quotidianità molto sedentaria avrà un fabbisogno calorico decisamente inferiore di chi invece svolge attività sportive di qualsiasi genere. Tra gli sport di maggior dispendio calorico ci sono indubbiamente quelli di fondo, come la corsa, il nuoto o il ciclismo, dove le lunghe distanze e l’alta intensità permettono di bruciare più di 3mila calorie per ogni singola sessione di allenamento. Per questa ragione, chi pratica questi sport, ha il bisogno di mangiare molto proprio per far fronte a questo deficit calorico non indifferente. Questo chiaramente non significa che si possano mangiare grandi quantità di cibo spazzatura: seguire una dieta bilanciata è sempre fondamentale per il benessere complessivo dell’organismo.

 

Perché rivolgersi ad un esperto?

Quando si tratta di salute è sempre auspicabile essere seguiti da un esperto in materia. Tutto ciò vale anche per quanto riguarda il fabbisogno calorico: un nutrizionista, ad esempio, sarà in grado di calcolare alla perfezione la quantità di calorie necessaria al nostro organismo in base a quanto detto prima, ovvero al peso, all’età, al sesso e alle varie attività che si svolgono giornalmente o settimanalmente. Fornirà dunque una dieta adeguata al nostro corpo in modo da avere anche un’alimentazione bilanciata e che soddisfi le esigenze dell’organismo.

 

L’importanza di una sana alimentazione

A tal proposito, è importante parlare delle terre vulcaniche, intendiamo alimenti iconici e prettamente legati a tutte quelle zone geologiche che possiedono dei terreni vulcanici. La dieta mediterranea, ad esempio, famosa e particolarmente seguita in Italia come in tutte le zone costiere dell’omonimo mare, è una derivazione dell’alimentazione vulcanica, comune dei principi a tutti i territori vulcanici del mondo. Infatti è in questi territori che troviamo le popolazioni più longeve. Fra i cibi tipici di quest’ultima possiamo dunque elencare l’olio extravergine d’oliva, in particolare quello delle Volture, in Basilicata, ricco di minerali. Importante nominare anche le mele dell’Etna, conosciute per essere le “mele più alte d’Europa”, che sorgono da un terreno difficile come quello che può trovarsi ai piedi di un vulcano. E ancora, il pomodoro del piennolo del Vesuvio: si tratta di un particolare pomodorino che contiene molto potassio e dalla tipica forma a “pizzo”, spesso utilizzata sulla pizza napoletana o schiacciato sul pane con olio, sale e basilico. In generale, seguendo una dieta vulcanica, si riuscirà a raggiungere il proprio fabbisogno calorico giornaliero

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Intolleranze alimentari

Intolleranze alimentari: come capire se si hanno

Cosa sono le intolleranze alimentari?

Al giorno d’oggi si è soliti sentir parlare di intolleranze alimentari o reazioni avverse del metabolismo a qualsivoglia tipologia di cibo. Dalle categorie più disparate di nutrimenti assunti alle reazioni di diverso tipo, prima di commentarle è però necessario aver ben chiaro un concetto, non così semplice come si è spesso soliti pensare: Cosa sono le intolleranze alimentari?

Le intolleranze alimentari rientrano in un gruppo vasto e spesso non adeguatamente classificato o ben noto, quello dei disturbi causati da reazioni avverse in seguito all’assunzione di una tipologia di cibo. Fatta questa doverosa ed importante premessa vanno poi svolte due successive distinzioni. Tra le reazioni avverse al cibo distinguiamo infatti reazioni tossiche e non tossiche, passando poi al secondo step, quello che suddivide a sua volta le reazioni non tossiche in allergie e, appunto, le intolleranze alimentari. A questo punto va chiarito come si parli realmente e correttamente di intolleranza alimentare, o allergia a più ampio raggio, quando la reazione avversa al prodotto non è causata dal nostro sistema immunitario: in questo senso la classificazione di non tossiche precedentemente citata. Nota a margine per sottolineare come le allergie alimentari siano molto meno comuni di quanto si possa pensare, a differenza invece delle più diffuse intolleranze di cui molti soggetti possono dirsi affetti.

Come capire se si è intolleranti a qualche alimento

Una volta chiarita la giusta classificazione e definizione di intolleranze alimentari si può passare allo step successivo, ovvero quello necessario a far sì che una certa intolleranza venga resa nota ad un potenziale paziente affetto da essa. Per poter individuare una possibile intolleranza alimentare esistono diverse tipologie di esami e test specifici effettuabili. Dagli esami cutanei a quelli del respiro sino agli esami sierologici: rispettivamente denominati più comunemente prick test, breath test (utile a scovare eventuali intolleranze legate al lattosio) ed i classici esami del sangue.

Un’altra strategia utile al fine di scovare eventuali alimenti che possono provocare intolleranze nel proprio organismo è una strategia confermativa. Nello specifico, uno o più alimenti sospetti vengono esclusi dalla propria consueta dieta per un intervallo di circa 2 o 3 settimane e si registrano eventuali scomparse di reazioni avverse. Se una volta reintegrati gli alimenti indiziati, in seguito alla sparizione delle reazioni, contestualmente alla loro reintroduzione nel proprio piano alimentare queste dovessero riaffiorare si potrebbe dunque parlare con ogni probabilità di intolleranza alimentare dovuta allo specifico alimento in questione.

Test ipersensibilità alimentare

Per verificare di non soffrire in modo alcuno di ipersensibilità alimentare, rivolta nello specifico ad alcune pietanze, esistono diverse tipologie di test differenti che è possibile svolgere. Uno su tutti sta guadagnando via via fama e meriti per l’efficacia del proprio metodo, conosciuto con il nome di Test 108 Alimenti. Oltre ad aiutare a scoprire la presenza di eventuali intolleranze alimentari, il test 108 alimenti analizza un’ampia gamma di alimenti, spaziando tra le categorie più disparate. Dagli alimenti più comuni e presenti sulle nostre tavole a quelli meno usuali, lo scopo dell’analisi del test in questione è quello di misurare il numero di anticorpi totali prodotti dal nostro organismo in risposta ad uno o più alimenti dei 108 presi in considerazione.

Viene da sé che più alto sarà il numero e più alta sarà la probabilità di avere una qualche tipologia di intolleranza alimentare nei confronti di esso. In particolare, il test 108 alimenti volto alla scoperta di eventuali intolleranze alimentari è indicato per i soggetti in sovrappeso, che soffrono di tensione addominali, insonnia, emicrania e gonfiore agli arti. Il test che può svelare casi di eventuale ipersensibilità alimentare, tuttavia, è aperto a persone di ogni età, dai bambini agli anziani, non essendo in alcun modo invasivo e rilevando le proteine che in qualche modo rischiano di danneggiare l’organismo del soggetto in questione. Quanto alle modalità del test, va chiarito come sia particolarmente rapido, non impegnativo ed assolutamente indolore. Prevedendo infatti un solo e semplice prelievo di sangue, effettuabile ad ogni modo anche senza essere stati a digiuno per un sufficiente ammontare di ore prima dello svolgimento dell’operazione in questione.

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Cosa sono i Macronutrienti? Quali le loro funzioni?

Alla base di una sana alimentazione troviamo i macronutrienti, ovvero gli elementi necessari alla ridistribuzione dell’energia nel corpo umano. Dovessimo suddividerli nel dettaglio, avremmo carboidrati, proteine e grassi, principi nutritivi presenti in qualsiasi cibo ingerito nella nostra quotidianità. Scopriamo le funzioni specifiche di ognuno di loro:

  • Carboidrati: si trovano in alimenti come la pasta, i cereali, il pane, la farina o le patate. I carboidrati svolgono un ruolo chiave nella produzione e successivo immagazzinamento dell’energia.
  • Proteine: si trovano in alimenti come legumi, pesce, uova, carne, latte e derivati. Costituiscono muscoli e cartilagine, ormoni ed enzimi, oltre a presenziare nella coagulazione del sangue, nella trasmissione nervosa e nelle funzioni immunitarie.
  • Grassi: si trovano in alimenti come olio d’oliva, semi oleosi, oli di semi, frutta secca a guscio e burro. Rivestono un ruolo di riserva energetica, oltre a costituire le membrane cellulari, gli ormoni e ad essere coinvolte nella regolazione dei processi infiammatori.

I prodotti Cross Food

Il mondo è pieno di persone con intolleranze alimentari: non è raro sentire di individui vittime della propria digestione, magari lenta e assai difficile, o del gonfiore intestinale. Tutto ciò, ovviamente, dipende da determinati alimenti, i quali possono risultare poco assimilabili dal nostro intestino, motivo per cui entrano in gioco i prodotti Cross Food.

Tali prodotti offrono un’alimentazione priva di glutine, lattosio o di qualsiasi caratteristica legata a patologie con un’alterata permeabilità intestinale. Un esempio classico sono le tisane o i mieli, grazie ai quali l’organismo riceve benefici curativi, come gli effetti depurativi, antidolorifici o riequilibranti del colesterolo.

La riduzione dell’apporto calorico e il miglioramento dell’apporto energetico

Quando si parla di macronutrienti, ovviamente, va considerata la differenza tra apporto calorico e apporto energetico. Il fabbisogno calorico giornaliero è definito come l’apporto di energia, sotto forma di calorie derivante dagli alimenti, necessario a compensare l’energia che ogni individuo spende giornalmente (dispendio energetico).

 

Questa definizione va inserita in un contesto di scrupolosa selezione degli alimenti stessi, perché non è detto che più calorie si ingeriscono e, qualitativamente parlando, più energia subentri nel nostro corpo. Che si tratti di vita sedentaria o altamente dinamica, la scelta dei macronutrienti va ponderata in maniera saggia ed equilibrata, distribuendo carboidrati, proteine e grassi in quantità sufficienti e coerente al ruolo che svolgono.

L’alimentazione Vulcanica

Le caratteristiche geologiche uniche dei terreni vulcanici ha fatto sì che alcuni alimenti diventassero iconici e prettamente legati alla cosiddetta “dieta vulcanica”. In Italia si parla di Dieta Mediterranea, ma senza comprendere davvero che deriva in realtà dalla Dieta Vulcanica. Va poi precisato che la Dieta Mediterranea originalmente era diversa da quella attuale, troppo ricca di carboidrati ad esempio, contraddicendosi infatti con una dieta tipica delle coste e di paesaggi montuosi. Appurato ciò, scopriamo alcuni dei cibi legati all’alimentazione vulcanica:

Olio extravergine d’oliva del Vulture

Nei pressi del vulcano di Vulture, in Basilicata, sono presenti diversi ulivi, grazie ai quali viene prodotto un particolare olio extravergine all’interno del quale si trovano tantissimi minerali.

Le antiche mele dell’Etna

Rinominate “Le mele più alte d’Europa”, i frutti coltivati nel parco naturale dell’Etna sono catalogabili in quattro varietà: cola, gelato, gelato cola e il cirino. La mela cola, battezzata così per il convento di San Nicola a Nicolosi, ha una forma cilindrica, mentre la varietà gelato possiede un colore paglierino, accompagnato da un gusto dolce e aromatico. La gelato cola, ovviamente, è un mix delle due varietà viste precedentemente, mentre la mela cirino è schiacciata, dal gusto dolce e dal colore verdino.

Pomodorino del piennolo del Vesuvio

Coltivati nell’area vesuviana, i pomodorini del piennolo contengono molto potassio e presentano una forma a “pizzo”, cioè con una puntina all’estremità. È utilizzato nella classica pizza napoletana o schiacciato sul pane, assieme olio, sale e basilico.

Infine gli alimenti a marchio CROSSFOOD, sono con materie prime di qualità e di queste terre vulcaniche appunto, ricette siciliane antiche, creati appositamente come cibi antinfiammatori, ma con attenzione al gusto.

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Educazione Alimentare: cosa significa e perché è importante?

Un tema molto attuale ai giorni nostri, nell’ambito del benessere fisico e mentale, è quello dell’educazione alimentare; sempre più spesso, infatti, vengono organizzati incontri, corsi e webinar che trattano proprio questo argomento in maniera approfondita e dettagliata. Cosa significa, però, nello specifico mantenere una corretta alimentazione e perché è un problema che tocca tutti quanti, dai più giovani agli adulti? Andiamo a scoprirlo insieme.

cosa si intende per educazione alimentare?

L’OMS e la FAO hanno definito l’educazione alimentare come il processo informativo e educativo, per mezzo del quale si persegue il generale miglioramento dello stato di nutrizione degli individui. In pratica, essa si preoccupa di insegnare le regole di una dieta sana ed equilibrata, in modo tale da poterle poi applicare nella vita di tutti i giorni, comprendendo così quali cibi preferire, di quali non abusare e quali, invece, evitare per un’alimentazione consapevole e che rechi benessere. Entriamo, però, più nello specifico: il principio da cui partire è rappresentato dalla piramide alimentare, che non è altro che un modello che raffigura la varietà di alimenti in relazione alla loro frequenza di assunzione in una dieta corretta. Seguendo, infatti, il percorso dalla base verso il vertice, la piramide si restringe sempre di più e, allo stesso modo, bisognerebbe diminuire anche la quantità in cui devono essere consumati i cibi rappresentati.

Nella parte bassa troviamo gli alimenti che dovrebbero essere assunti ogni giorno, come la frutta e la verdura, i cereali e derivati, l’olio d’oliva, il latte e lo yogurt. Salendo, si passa poi alla fascia di consumo settimanale, che comprende gli alimenti proteici come carni bianche, formaggi e pesce, da assumere circa tre volte nell’arco dei sette giorni, oltre che le carni rosse e le uova, di cui bisogna farne uso circa una volta a settimana. Infine, nella fascia più alta sono presenti tutti quegli alimenti da consumare solo occasionalmente come i dolci e le bevande gassate.

Oltre al modello piramidale, tra le abitudini alla base dell’educazione alimentare c’è la frequenza dei pasti: è importante, infatti, mangiare spesso durante la giornata, anche se in quantità misurate. Da questo punto di vista, una delle abitudini scorrette più comuni, soprattutto tra i lavoratori, consiste nel saltare la colazione; questo non solo porta spesso a mangiare in maniera esagerata a pranzo o nella giornata, ma l’organismo, rimasto a digiuno durante la notte, va a cercare sostentamento dalle proteine presenti nei muscoli. Inoltre, anche la qualità e le vitamine presenti nei vari alimenti sono aspetti da considerare quando si sceglie la propria alimentazione.

Quali sono gli obiettivi dell'educazione alimentare?

L’educazione alimentare è un tema che tocca tutte le persone e che si pone come obiettivo principale quello di sensibilizzare ad una corretta assunzione di cibo, che è alla base del benessere fisico e psicologico di una persona. Una dieta sana ed equilibrata, infatti, non riguarda soltanto coloro che vogliono perdere o assumere peso, ma tutti quanti, visto che un’alimentazione scorretta può essere dannosa e avere ripercussioni importanti sull’organismo. L’educazione alimentare, inoltre, è un potente strumento di prevenzione dalle malattie croniche, come le patologie legate al cuore, l’ictus o il diabete, e si occupa anche di sensibilizzare riguardo alle vitamine e ai cibi essenziali per la salute degli individui.

Il Crossfood per una alimentazione corretta

Negli anni, gli studi riguardo alla corretta alimentazione hanno fatto passi avanti importanti, così come si è approfondito il legame tra essa e il benessere fisico. In particolare, da qualche anno, in Italia è nato il progetto Cross-Food, un programma che mira ad aiutare le persone con disturbi relativi al tratto gastro-intestinale e che ha come obiettivo quello di alleviarli proprio grazie ad un’alimentazione specifica. I fondatori sono Giordana Proto e Dario Angiolucci, il cui obiettivo era proprio quello di concepire diete ad hoc per le persone che soffrono di problemi intestinali, di digestione, dolori muscolari, cefalea, gonfiore o patologie autoimmuni.
È importante sottolineare il fatto che lo scopo non è quello di porsi come alternativa ai percorsi di cura medici, ma, anzi, di affiancarli e concorrere al benessere della persona, permettendole di non rinunciare al piacere nel mangiare. I prodotti Cross-Food sono stati creati per essere adatti tutti, anche a chi soffre di intolleranze, piuttosto che patologie dermatologiche o della tiroide; inoltre sono tutti free form e, anche senza l’utilizzo di conservanti, hanno una shelf-life allungata. Infine, si possono anche acquistare mieli e tisane con proprietà specifiche, da affiancare agli alimenti, così da riequilibrare correttamente le funzioni dell’organismo.